Matteo 24, 36-51 a 25, 1-13 e Luca 17, 22-37 (di seguito a Marco 13); Maurizio Tiezzi, Fondazione Cantonuovo, Siena, 21.2.2018, www.cantonuovo.org
Yeshua invita a stare attenti ai segni del suo ritorno ed a vegliare nell’attesa. Il monito messianico è rivolto a persone che, se trovate infedeli e impreparate, vengono “tagliate fuori e assegnate alla sorte degli ipocriti, dove ci sarà pianto e stridore di denti, oppure chiuse fuori dalla stanza nuziale con un “non vi conosco”. A chi si riferisce il Messia? E che vuol dire? Salvo tesi contrarie minoritarie, relative peraltro alla sola figura del servo malvagio in Mt. 24, 45-51, è generalmente ritenuto e accettato che Yeshua sta parlando per i credenti, come appare verosimile proprio dalle parole utilizzate nel testo, quali “servo” di un padrone temporaneamente assente che tornerà e “vergini” in attesa del ritorno del promesso sposo. Se dunque si tratta di credenti, si può ritenere che questi servi e vergini, essendosi rivelati malvagi, infedeli, stolti o pigri, hanno perduto la loro salvezza? Oppure, si può esclusivamente desumere che sono temporaneamente esclusi soltanto al regno millenario del Messia? E se fosse vera questa seconda interpretazione, sarebbe allora logico ritenere ammissibile una sorta di punizione-esclusione-tormento temporaneo (dispensazionale) tra il ritorno del Messia e il giudizio finale, senza comunque che la salvezza possa mai essere persa? Si tratta di profonde riflessioni che possono anche condurre a divisioni dottrinali non indifferenti. Che dire, dunque? Una cosa è certa: il Messia invita a vigilare con fedeltà e afferma chiaramente che ogni comportamento avrà la sua conseguenza. E questo è vero a maggior ragione per chi è salvato. Infatti, quando Yeshua tornerà, mentre la gente del mondo, ignara, sarà tutta presa ad attendere alle proprie ordinarie occupazioni e sarà colta di sorpresa; i credenti, invece, forti delle istruzioni di Yeshua e del suo Spirito che è stato loro dato, avranno potuto perseverare nell’attesa degli eventi annunciati ed essere trovati fedeli e vigilanti, degni dello sposo che viene. A questo punto, sovviene anche l’utile eco di queste sante Parole, come se fossero state scritte a commento e spiegazione dei moniti del Messia e che qui si riportano per favorire a tutti una più informata riflessione: “Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore (Filippesi 2,12). Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra chiamata ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Yeshua il Messia (2Pt. 1:10-11)”. Nell’attesa del credente conta il cuore buono e fedele; il desiderio puro di unirsi eternamente a lui che come sposo fedele tornerà a prenderci; il santo timore di tradire le istruzioni del Signore che solo temporaneamente è assente; l’aspettativa sicura di dargli gioia al suo ritorno, avendo perseverato nell’incarico affidato con fedeltà fiduciosa: “Perciò, anche voi siate pronti, perché nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà” (Mt. 24, 44).
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