Che senso ha parlare di "mitezza" in questo mondo "urlato"? Non è forse un'operazione anacronistica? No, a sentire Norberto Bobbio, Barbara Spinelli e André Compte-Sponville che ci mostrano oggi, insieme a Dostoevskij, Rodari, Murakami, Carducci e Lao Tzu una modalità più "umana" di stare al mondo e che ci aiutano a sfatare alcuni luoghi comuni che fanno del mite un passivo, un remissivo, un perdente. Non sottovalutiamo invece la carica rivoluzionaria che il "mite" può portare nel mondo a partire da una "gentilezza dei costumi assunta a pratica universale" (e seguendo l'esempio di una formica fuori dagli schemi).
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