Quante facce può avere un treno? C'è quello mortifero di Anna Karenina di Tolstoj, il treno dei misteri di "Assassinio sull'Orient Express" di Agatha Christie, quello della disavventura tragicomica del "Gian Burrasca" di Vamba. Poi c'è il treno del progresso, il "bello e orribile mostro" che sorvola i baratri e divora i piani di Carducci, quello ironico e romanesco di Gioachino Belli ("Le carrozze a vvapore"), quello di Paolo Rumiz e della sua impresa corsara di percorrere i 7480 chilometri della Transiberiana dentro la penisola italiana ne "L'italia in seconda classe". Ma il treno più struggente è quello degli emigranti di Rodari, di chi parte con "un vestito, un pane, un frutto" e il cuore alle spalle.
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