Luca 1, 1-4; Maurizio Tiezzi, Fondazione Cantonuovo, Siena, 11.4.2018
Luca era un medico non ebreo, discepolo e compagno di viaggio di Paolo. Si ritiene che scrisse il Vangelo per greci e romani colti, dopo essersi "accuratamente informato di ogni cosa dall’origine”, affinchè il lettore possa avere la certezza che le cose che gli sono state insegnate sono vere.
Luca presenta l’uomo-salvatore e la sua vita che è vissuta al massimo standard morale possibile. Unico tra gli evangelisti, ne narra il concepimento e la nascita, così come fa di Giovanni, il sacerdote-araldo. Yeshua fu concepito dallo Spirito Santo, da Dio che raggiunge gli uomini ed entra nella loro umanità, concependo nel grembo di una giovane e vergine donna un essere umano che è sì vero uomo, ma al contempo anche vero Dio.
Nel “Figlio dell’Uomo” è dunque compresente sia l’essenza umana, sia quella divina, indissolubilmente unite nell’unica persona di Yeshua, ma al contempo distinte.
La nascita del Messia fu una nascita tutta umana; solo che, a differenza di tutti noi che nasciamo con la sola natura umana, Yeshua nacque con la natura divina portata dallo Spirito Santo che aveva fecondato quella umana di Maria.
La narrazione del concepimento e della nascita del Salvatore, ci parla forte di cosa accade a noi uomini quando nasciamo di nuovo: lo Spirito Santo entra nella nostra vita umana, deposita in noi il seme divino e rinasciamo spiritualmente come nuove creature nelle quali lo Spirito di Dio continua a dimorare: unito a noi, ma al contempo distinto.
La natura divina possiede attributi divini. Quando quella umana è fecondata dallo Spirito Santo la persona può manifestare virtù di alto standard morale che esprimono proprio quegli attributi divini. Yeshua visse così: come uomo e Dio al contempo, in lui gli attributi divini si manifestavano incanalandosi nella sua umanità per mostrare al mondo supreme corrispondenti virtù umane. Allo stesso modo, anche noi che siamo nati di nuovo, possiamo manifestare la vita nuova ricevuta dal cielo con i suoi attributi divini, affinché possiamo essere trasformati “in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore” (2 Cor. 3,18)
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